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Spesso sentiamo parlare di tensione nominale di un impianto elettrico. Scopriamo insieme cos’è e come funziona
Indice articolo:
- Introduzione
- Tensione nominale: ecco cos’è
- Differenze tra impianti
- Regolamentazione degli impianti domestici
- Oscillazioni di tensione
- Tensione nominale: come si calcola
- Conclusioni
Introduzione
Avrete sicuramente sentito parlare di tensione nominale di un impianto elettrico: in questo articolo vi spiegheremo di cosa si tratta e come si calcola.
Tensione nominale: ecco cos’è

La tensione (o anche corrente) nominale non è altro che il valore elettrico – ossia il voltaggio – usato durante la progettazione di un impianto. E’ importante sapere che la tensione nominale può essere diversa da quella reale. Negli impianti civili, dunque nelle nostre abitazioni, la tensione nominale è di 220/230 V, ma può subire oscillazioni che la portano ad assumere valori più alti o più bassi. E’ molto importante, però, che queste oscillazioni non superino certi limiti previsti dalla legge. Fino a 230 V, dunque, tutti i dispositivi e gli elettrodomestici presenti nelle nostre case, non subiranno alcun danno.
Differenze tra impianti
A seconda della tensione nominale, possiamo inoltre differenziare i vari tipi di impianti esistenti.
- Impianti a bassissima tensione: sono quelli che hanno una tensione nominale al di sotto dei 50 V.
- Impianti a bassa tensione: il voltaggio deve essere compreso tra 50 e 1000 V (Sono, in pratica, gli impianti elettrici domestici).
- Impianti a media tensione: in questi impianti la tensione nominale è compresa tra 1000 e 30000 V.
- Impianti ad alta tensione: in questo caso, il voltaggio supera i 30000 V
Regolamentazione degli impianti domestici
Considerando gli impianti domestici (che sono quelli che ci riguardano più da vicino), c’è da sapere che essi sono contemplati nella normativa CE-I 64-8, che regolamenta tutti gli impianti al di sotto dei 1000 V.
Oscillazioni di tensione

Nel secondo paragrafo abbiamo parlato delle oscillazioni che la tensione nominale può avere, e che non devono avere una forbice troppo grande sia in un senso che nell’altro. La normativa CE-I 64-8 è intervenuta in maniera decisa su questo aspetto, prevedendo che la tensione reale consigliata possa arrivare a un limite superiore o inferiore del 4%, senza comunque superare mai il 10%. In questo range, è garantito il buon funzionamento di tutti i dispositivi, senza danni.
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Tensione nominale: come si calcola
Come si calcola allora la tensione nominale? Bisogna distinguere tra impianto monofase e impianto trifase. Nel primo caso, il calcolo è più semplice: la tensione nominale è la differenza di potenziale tra fase e neutro. Nel secondo caso, invece, esistono due tensioni nominali. La tensione di linea verrà calcolata tra 2 fasi, mentre la tensione di fase verrà calcolata tra fase e neutro. Sarà fondamentale specificarlo, per fare la giusta scelta dei vari componenti che andranno a formare l’impianto.
Conclusioni
Come spiegato in questo articolo, dunque, è fondamentale conoscere la tensione nominale di un impianto elettrico, per poterlo distinguere in base alla sua grandezza e agire di conseguenza sui componenti da installare.
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